Assicurazione contro le calamità naturali: obbligatoria per le aziende entro il 2024

Quanto costano allo stato italiano le calamità naturali? Davvero cifre da capogiro: negli ultimi 50 anni sono stati spesi quasi 310 mld di euro (fonte:Prometeia). Abitiamo in un territorio densamente popolato dove spesso si è costruito male, in zone ad alto rischio idrogeologico, per non parlare di quelle ad alto rischio sismico o esposte a eruzioni e bradisismi. Il risultato: l’incolumità delle persone e l’integrità degli edifici in molte aree del Paese è in serio pericolo. Periodicamente accadono catastrofi che causano vittime e danni e lo Stato italiano ogni volta paga ingenti somme per la ricostruzione. Ora il Governo inaugura una nuova stagione.

Entro la fine del 2024, le imprese italiane ed estere con stabile organizzazione in Italia dovranno obbligatoriamente assicurarsi contro le catastrofi naturali, come stabilito dalla Legge di bilancio 2024 (Articolo 1, commi 101-111 “Misure in materia di rischi catastrofali”) . Questa misura mira a potenziare la resilienza delle imprese di fronte a eventi catastrofici come terremoti, alluvioni e frane riducendo così l’uso di fondi pubblici. L’inosservanza di questo obbligo potrebbe comportare sanzioni e l’esclusione dagli aiuti statali.
Già nel 2023, le calamità naturali hanno spinto le imprese a stipulare più polizze, accelerando una tendenza in corso.

Assicurazione contro le catastrofi obbligatoria per le imprese

Personalizzazione delle polizze e rischio sismico

L’obiettivo è quello di creare una sorta di tutela per l’economia dei territori prevedendo una copertura assicurativa commisurata al rischio con una franchigia non superiore al 10-15%. La misura, nuova per il nostro Paese,  potrebbe generare una vera e propria rivoluzione seguendo l’esempio di esperienze simili in paesi come Nuova Zelanda, Giappone e Stati Uniti. Per esempio, in ambito sismico, con la stipula di polizze personalizzate e premio stabilito in base al rischio specifico di ciascuna azienda tenendo conto della sua posizione geografica, delle condizioni del sito e della natura delle attività svolte.

Si tratta dunque un vero e proprio volano per incentivare ad esempio, interventi di messa in sicurezza sismica da parte delle imprese. Sul nostro territorio, che è quasi interamente a rischio sismico, gli eventi catastrofali che impattano di più dal punto di vista economico sono proprio i terremoti. Secondo una Ricerca Prometeia, che ha censito 149 eventi dal secondo dopoguerra al 2019, le alluvioni sono l’evento più frequente (35%), seguono i terremoti (24%). Ma dei 310 mld spesi in totale, 150 mld e più sono stati destinati alle ricostruzioni realizzate dopo i sette sismi più violenti.

Dispositivi antisismici Sismocell per il miglioramento sismico delle aziende

Sismocell ha sviluppato tecnologie antisismiche specifiche per la messa in sicurezza delle attività produttive, dopo il terremoto del 2012 in Emilia. Grazie all’installazione dei dispositivi sui nodi di collegamento trave-pilastro, trave-elementi di copertura di strutture prefabbricate esistenti, si realizzano collegamenti dissipativi efficaci in grado di assorbire l’energia del terremoto, preservando la struttura. Gli interventi sono poco invasivi, economici e per effettuare le opere non è necessario interrompere l’attività lavorativa. La semplice applicazione dei dispositivi consente un miglioramento sismico dell’edificio e quindi una riduzione del rischio sismico che, a seconda di come evolverà il nuovo quadro normativo, oltre al vantaggio che deriva dalle opere, potrebbe consentire l’applicazione di tariffe assicurative più convenienti.

Il rischio residuo e risparmio sui premi assicurativi

E qui si apre a un nuovo concetto di rischio sismico, quello del rischio residuo che è il margine di rischio residuale, dunque minore, rilevabile in seguito agli interventi di miglioramento e/o adeguamento sismico.
In Italia vige, già da qualche anno, la classificazione sismica degli edifici, metodologia unica al mondo, che permette una valutazione omogenea su tutto il territorio nazionale della classe di rischio di appartenenza di un edificio. Contemplarne l’utilizzo a fini assicurativi con la certificazione del passaggio a una classe migliorativa dopo gli interventi di miglioramento, con lo scopo appunto di definire il rischio residuo, comporterebbe consistenti risparmi sui premi. Si profila così un ruolo inedito per il tecnico professionista: il suo contributo nella trattativa con la compagnia assicurativa per facilitare gli accordi tra i contraenti sulla base della classificazione sismica asseverata.

Per le imprese, interventi semplici per un effettivo miglioramento sismico

E per le imprese è anche più facile. Con semplici interventi locali che eliminano le principali carenze dei prefabbricati industriali è infatti previsto un passaggio di classe in via speditiva senza necessità di una valutazione approfondita del comportamento globale della struttura allo stato di fatto. Si tratta sostanzialmente di sanare la mancanza di connessioni efficaci tra travi e pilastri e travi elementi di copertura, lacuna costruttiva largamente diffusa nei prefabbricati costruiti senza criteri sismici. È questa la principale vulnerabilità emersa in seguito al terremoto che ha colpito l’Emilia nel 2012, all’origine dei gravi danni e dei crolli causati dal sisma che, per la prima volta, nel nostro Paese ha coinvolto soprattutto questa tipologia di edifici.

I collegamenti tra gli elementi strutturali da realizzare con queste opere – secondo il dettato di legge – devono però essere “duttili” e cioè non rigidi. Condizione questa, essenziale per l’ottenimento di un effettivo miglioramento sismico che, diversamente, con l’installazione di connessioni rigide non sarebbe assicurato. Di più, questi interventi godono anche del Sismabonus con la detrazione del 70% delle spese sostenute (con tetto massimo di 96.000), agevolazione fiscale prevista proprio quando si ha il passaggio di una classe sismica alla successiva migliorativa.

Pare finalmente si stiano creando le condizioni per aprire le porte a quella prevenzione dei rischi tanto auspicata e ad oggi mai realmente attuata, per un effettivo aumento della sicurezza di cose e persone.