All’Accademia delle Scienze di Bologna il seminario che illustra le tecnologie più innovative per la messa in sicurezza degli edifici

Tutto esaurito a Bologna nella sede dell’Accademia delle Scienze, in via Zamboni, in occasione del seminario “Prevenzione antisismica del costruito” che si è tenuto il 25 gennaio scorso. L’incontro, di alto livello scientifico, è stato organizzato in collaborazione con Aico, Associazione italiana compositi per le costruzioni. Oltre 90 i partecipanti tra ingegneri, amministratori pubblici e tecnici che hanno riempito le due sale, Ulisse e Manfredi, messe a disposizione dall’Accademia.

Prevenzione antisismica del costruito

Perché un seminario sulla prevenzione sismica

Al centro dell’incontro, una panoramica sulle tecnologie contemporanee per la prevenzione antisismica delle costruzioni con focus particolare su criteri e tecniche di ricostruzione di beni storici ed edifici crollati o sismo lesi. Lo scopo, richiamare l’attenzione su un problema, quello dell’elevato rischio sismico del nostro Paese che richiede massima priorità di intervento. “Le tecnologie disponibili vanno divulgate a livello professionale e fatte conoscere agli amministratori tecnici che devono essere consapevoli delle potenzialità a disposizione per proteggere le costruzioni (…)” è questo l’obiettivo del meeting come chiarisce il prof. Angelo Di Tommaso, accademico emerito e Chairman dell’iniziativa insieme al prof. Giovanni Castellazzi del dipartimento di Ingegneria civile, chimica, ambientale e dei materiali dell’Università di Bologna (Dicam).

Tra i relatori importanti personalità del mondo accademico, istituzionale e dell’industria. I membri del comitato scientifico: il Prof. Pier Paolo Diotallevi, accademico ed emerito dell’Università di Bologna; il prof. Ezio Mesini, ordinario del dipartimento di Ingegneria civile, chimica, ambientale e dei materiali dell’Università di Bologna e lo stesso prof. Angelo Di Tommaso, accademico emerito Scientiarum Academia Bononiensis.

Cosa emerge dal seminario

Prof. Angelo Di Tommaso

Apre i lavori il prof. Angelo Di Tommaso: “L’Italia ha un medio alto livello sismicità, ha un’alta presenza del costruito storico e un medio alto livello tecnologico. Non esistono altri paesi con queste caratteristiche. È dunque doveroso proteggere le nostre costruzioni ma siamo in ritardo. Il mondo della tutela delle costruzioni storiche interloquisce con le nuove tecnologie e talvolta non le accetta. Tuttavia, non si potrà prescindere dalla loro applicazione per avere risultati davvero efficaci (…) e certamente – prosegue il professore – vi è stata una rivoluzione con l’introduzione dei materiali compositi”.

Dei materiali compositi parla il prof. Giovanni Castellazzi che ne descrive le straordinarie performance, in particolare se impiegati per la riduzione del rischio sismico delle costruzioni. E riguardo le nuove tecnologie la prof.ssa Alessandra Aprile continua, illustrando le prestazioni di innovativi dispositivi antisismici, ancora poco adottati seppur molto efficaci nelle opere di miglioramento e adeguamento sismico. Si tratta di strumenti tutto sommato economici e la cui installazione comporta, di solito, opere poco invasive che, oltre a tutelare l’incolumità delle persone preservano l’integrità dell’edificio. Purtroppo, i tempi non sono ancora maturi per queste soluzioni e gli ingegneri faticano ad adottarle. Da un lato per la necessità di adattare le modalità di calcolo, poi perché si tratta di inserire elementi meccanici in un ambito di competenze di ingegneria civile.

E qui entrano in scena le aziende con l’ing. Maria Gabriella Castellano di Fip-Mec e l’ing. Andrea Vittorio Pollini di Sismocell, società specializzata nella produzione e nella fornitura di dispositivi antisismici per la messa in sicurezza delle strutture industriali, brevettati e studiati in collaborazione con l’Università di Bologna. “Il terremoto in Emilia – spiega l’ing. Pollini – ha messo in luce la principale vulnerabilità dei capannoni industriali, cioè l’assenza di collegamenti efficaci tra trave-pilastro e trave-elementi di copertura, causa dei gravi danneggiamenti e crolli verificatisi durante il sisma. Oltre a creare i collegamenti, i dispositivi Sismocell che funzionano a fusibile dissipativo, consentono uno spostamento controllato tra gli elementi strutturali concentrando sugli stessi l’energia delle scosse e preservando così la struttura”. Si tratta di installazioni semplici, economiche e che consentono di tutelare le persone e salvaguardare l’edificio e quindi anche il suo contenuto.

Seminario - Sismocell

Interviene quindi l’ing. Alessandro Martelli che tratta della messa in sicurezza di scuole e ospedali: “Purtroppo in Italia la messa in sicurezza di queste strutture non viene fatta. Perché spendere i soldi oggi per regalare un futuro beneficio ad altri amministratori? (…)” Questo ragionamento, privo di lungimiranza, impedisce che vengano effettuate le opere necessarie a garantire la sicurezza sismica di questi edifici che, tra l’altro, eviterebbero le ben più importanti spese per le ricostruzioni che seguono.

Tutte dedicate alla messa in sicurezza sismica dei beni storici e architettonici le relazioni dei Prof.ri Carlo Blasi, Eva Coisson e Antonio Borri. Segue l’intervento del prof. Stefano Pampanin e spunta un tema oggi assai dibattuto: quello della sostenibilità. “(…) L’Europa – dichiara Pampanin – sostiene che Green Deal e circolarità dell’economia, cioè la sostenibilità dello sviluppo devono essere la priorità assoluta, ma la conservazione e la sicurezza sono un corollario di questo. In ambiente italiano se guardo al ciclo di vita della mia casa mi accorgo che esiste un’alta probabilità che un terremoto la faccia collassare o la danneggi e le ricostruzioni sono inquinanti in termini di energia che si consuma e quindi di Co2 (…)”. La resilienza del costruito è da intendersi come declinazione del concetto di sostenibilità. È proprio in quest’ ottica, dunque, che la messa in sicurezza sismica in Italia dovrebbe diventare una priorità assoluta.

Chiudono l’incontro il prof. Andrea Prota in collegamento da remoto da Napoli che illustra un interessante metodo che consente analisi speditive di vulnerabilità su scala urbana e il prof. Pier Paolo Diotallevi, che fa un rapido focus sul significato di prevenzione inteso come realizzazione effettiva della sicurezza di persone e cose.

Richiamare l’attenzione sul tema della sicurezza sismica e sull’urgenza di realizzare concrete attività di prevenzione, significa quindi proporre anche strumenti e tecnologie innovative, oggi disponibili, da impiegare per ottenere quella “resilienza sostenibile” che intercetta aspetti economici, sociali e ambientali degni di essere tutelati con la massima tempestività.