Nel futuro dell’edilizia, le ristrutturazioni antisimiche intelligenti: interventi mirati al risparmio energetico e alla riduzione del rischio sismico.
La sismicità dell’Italia
Quanto è importante in Italia un programma di ristrutturazioni antisismiche per contrastare i rischi del nostro territorio?
I recenti disastri sismici fanno emergere quanto il patrimonio edilizio esistente in Italia sia inadeguato ad affrontare gli eventi più gravi e quanto la cultura del rischio e le tecniche costruttive debbano essere ampiamente migliorati.
L’Italia, se paragonata al resto del mondo, non è tra i siti dove si concentrano i terremoti più forti né quelli più distruttivi.
La pericolosità sismica del territorio italiano può considerarsi medio-alta nel contesto mediterraneo e addirittura modesta rispetto ad altre zone del pianeta.
Ogni anno il NEIC (National Earthquake Information Center, servizio geologico statunitense) registra tra i 12.000 e i 14.000 terremoti, solo 60, classificati come significativi ossia in grado di produrre danni considerevoli o morti. Sono circa 20 quelli di forte intensità, con magnitudo superiore a 7,0.
Secondo la mappa degli eventi avvenuti negli ultimi 2 anni con magnitudo superiore a 4.5, messa a disposizione dall’istituto U.S. Geological Survey (USGS), emerge che i Paesi maggiormente colpiti da eventi disastrosi sono Sud America, Asia e Indonesia con 277 terremoti per i soli eventi di magnitudo superiore a 6.0.
La sismicità Italiana dipende essenzialmente dal fatto che l’Italia è situata al margine di convergenza tra due grandi placche, quella africana e quella euroasiatica. Il movimento relativo tra queste due placche causa l’accumulo di energia e deformazione che occasionalmente vengono rilasciati sotto forma di terremoti di varia entità.
I terremoti
Sono oltre 1.500 i terremoti registrati in Italia dall’ Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) dal 2012 al 2019 con magnitudo Richter superiore a 3.0. La maggior parte dei terremoti ha una magnitudo Richter inferiore a 4.0 ed è localizzata nella crosta terrestre al di sopra dei 35 km. Solo 22 terremoti hanno una magnitudo Richter superiore a 5.0.
Tra i terremoti italiani più forti del XX secolo si ricordano 1905 Calabria (M=7,1), 1908 Messina (M=7,2), 1915 Avezzano (M=7,0), 1920 Lunigiana e Garfagnana (M=6,8), 1930 Irpinia (M=6,7), 1968 Valle del Belice (M=6,8), 1976 Friuli (M=6), 1980 Irpinia-Basilicata (M=6,9).
Cartogramma eventi sismici in Italia con M. >3.0 nel periodo 2012-ottobre 2019
Costi e danni
Rispetto agli altri Paesi il rapporto tra danni ed energia rilasciata nel corso degli eventi è elevato. Ad esempio, il terremoto del 1997 in Umbria e nelle Marche ha prodotto un quadro di danneggiamento (persone senza tetto: 32.000; danno economico: circa 10 miliardi di Euro) confrontabile con quello della California del 1989 (14.5 miliardi di $ USA), malgrado fosse caratterizzato da un’energia circa 30 volte inferiore. Ciò è dovuto principalmente all’elevata densità abitativa e alla notevole fragilità del nostro patrimonio edilizio.
Il costo complessivo dei danni provocati dai terremoti dal 1944 al 2017, rivalutato in base agli indici Istat al 2017, è pari a circa 212 miliardi di euro circa 2,9 miliardi all’anno con picchi di 3,4 miliardi l’anno nel periodo 2010-2013, fino ad arrivare ad una media annua di 5,9 miliardi negli ultimi quattro anni.
Classificazione sismica
Una classificazione sistematica del territorio arriva soltanto nel 2003, quando tutto il territorio nazionale viene classificato come sismico e suddiviso in 4 zone, caratterizzate da pericolosità sismica decrescente. Il documento di riferimento è l’O.P.C.M. n.3274 del 20 marzo 2003, “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica”.
Nelle prime tre zone della nuova classificazione è prevista l’applicazione della progettazione sismica con livelli differenziati di severità. Per la zona 4, di nuova introduzione, viene data, invece, facoltà alle Regioni di imporre o meno l’obbligo della progettazione antisismica.
Sismicità Alta
E’ la zona più pericolosa, dove in passato si sono avuti danni gravissimi a causa di forti terremoti.
Nei comuni inseriti in questa zona in passato si sono avuti danni rilevanti a causa di terremoti abbastanza forti.
I comuni inseriti in questa zona hanno avuto in passato pochi danni. Si possono avere scuotimenti comunque in grado di produrre danni significativi.
E’ la meno pericolosa. Nei comuni inseriti in questa zona le possibilità di danni sismici sono basse.
Il rischio sismico
Secondo tale classificazione si calcola che nelle aree a rischio maggiore (zona sismica 1, 2) risiedono 25 milioni di persone, 10,4 milioni di famiglie e si trovano oltre 6,4 milioni di edifici di cui 5,3 milioni di edifici per abitazione.
Aggiungendo a queste aree i comuni classificati in zona sismica 3 la popolazione coinvolta supera i 48 milioni di persone, le famiglie sono 20,7 milioni e 11 milioni gli edifici coinvolti, di cui 9,3 milioni sono gli edifici per abitazioni.
Caratteristiche del patrimonio edilizio italiano
Causa principale del rischio, pertanto, è da rintracciare nella qualità del patrimonio edilizio nazionale, che è un patrimonio storico o vecchio, per lo più non preparato a rispondere a terremoti anche di media entità. Basti pensare che nel 2021 – fra soli tre anni – il 74% degli edifici avrà più di quarant’anni.
I fabbricati residenziali realizzati prima degli anni ’60, nei territori qui considerati, sono quasi 3,8 milioni (il 40% del totale costruito) e sono quelli considerabili a maggior vulnerabilità.
Essi sono prevalentemente (l’85%) in muratura portante (pietra o laterizio) e non poco frequentemente hanno subito negli anni interventi di sopraelevazione.
Altri 3,2 milioni sono gli edifici realizzati fra il 1960 e l’80, in assenza quindi di norme sismiche o in presenza di norme sismiche assai deboli.
Questi dati evidenziano chiaramente l’urgenza di ristrutturazioni antisismiche.
Ristrutturazioni antisismiche intelligenti
Numerose le iniziative del Governo che si sono succedute negli anni ma che ancora non sono bastate e non hanno contribuito alla formazione di quella cultura della prevenzione che dovrebbe condurre alle cosiddette ristrutturazioni intelligenti.
Oggi esistono incentivi fiscali sia per l’efficientamento energetico sia per ristrutturazioni antisismiche o interventi di miglioramento sismico.
Entrambi attivabili per opere di ristrutturazione che prevedano queste tipologie di interventi. Si stima che per la messa in sicurezza degli edifici che insistono nelle zone 1, 2 e 3, sia necessaria una spesa di circa 1.000 miliardi di euro. Nel Mezzogiorno del Paese, teoricamente, dovrebbero essere attivate almeno il 53% di tali risorse; nelle regioni centrali il 24%. Nelle aree settentrionali il restante 23%.
Sismabonus
La Legge di Stabilità 2017 ha potenziato e riorganizzato il sistema degli incentivi fiscali per l’esecuzione di interventi di ristrutturazione ai fini del miglioramento o dall’adeguamento sismico e per la messa in sicurezza degli edifici, più noti come Sismabonus. Lo strumento attuativo è il Decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, DM 58 del 28 febbraio 2017 e s.m.i. (successive modifiche e integrazioni), in cui si definiscono le Linee Guida per la classificazione di rischio sismico delle costruzioni. Per attivare i benefici fiscali è necessario far riferimento a tale documento al fine di determinare la Classe di Rischio pre- e post-intervento, e quindi stabilire l’esatta percentuale di spesa detraibile che risulta commisurata all’efficacia degli interventi realizzati. L’intero provvedimento, aggiornato con la Legge di stabilità 2018 e col DL 34/2019, costituisce un’importante occasione per ridurre la vulnerabilità dei fabbricati, avviando di fatto una stagione di prevenzione a carattere organico e strutturale.
Le Linee Guida definiscono otto Classi di Rischio, con rischio crescente dalla lettera A+ alla lettera G. Per attestare la classe di appartenenza dell’edificio si si applicano due parametri.
– la Perdita Annuale Media attesa (PAM), che tiene in considerazione gli aspetti legati alle possibili perdite economiche e sociali;
– l’Indice di Sicurezza (IS-V), che tiene in considerazione gli aspetti legati alla sicurezza degli occupanti del rispetto del valore della salvaguardia della vita umana.
E’ possibile detrarre dall’Imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) o dall’Imposta sul reddito delle società (Ires) le spese, sostenute dal 1 gennaio 2017 al 31 dicembre 2021, in percentuale variabile in relazione alla classe di rischio sismico raggiunta in seguito ai lavori. La detrazione deve essere ripartita in cinque quote annuali di pari importo, nell’anno in cui è sostenuta la spesa e in quelli successivi. Più sotto alcuni specchietti esemplificativi.
fonte: Agenzia delle Entrate
Le ristrutturazioni antisismiche per le attività produttive
Da non dimenticare anche gli interventi che riguardano gli edifici commerciali o produttivi.
Il terremoto in Emilia Romagna del 2012 ha insegnato come queste strutture a causa della loro fragilità possono danneggiarsi gravemente in seguito a un terremoto e i danni che ne seguono sono elevatissimi: oltre a quelli causati alle persone, provocano conseguenze che intaccano l’economia dei territori. Sono i danni indiretti: fermo attività, delocalizzazione, perdite di commesse e di clienti sino a quello più estremo come la chiusura degli stabilimenti.
Le vulnerabilità strutturali di questo genere di costruzioni, perlopiù capannoni prefabbricati costruiti senza criteri sismici, sono emerse con particolare evidenza. La legge regionale emanata per fronteggiare l’emergenza le ha circostanziatamente identificate. Sono essenzialmente tre carenze.
- La mancanza di collegamenti trave-pilastro; trave-elementi di copertura: causa dei principali collassi di queste strutture.
- La mancanza di collegamenti degli elementi di tamponatura: causa dei relativi crolli.
- Il mancato ancoraggio delle scaffalature: causa di crollo di interi magazzini, con conseguente deterioramento delle merci contenute. E’ ormai entrata nella storia l’immagine di quell’azienda produttrice di parmigiano reggiano che ha visto perdute centinaia di forme.
Numerose le tecnologie oggi a disposizione per rimediare con ristrutturazioni antisismiche adeguate alle tre carenze indicate; addirittura la legge Sismabonus crea una corsia preferenziale per chi interviene per sanarle.
In questo caso non è infatti necessaria una preventiva diagnosi sismica per stabilire la classe di appartenenza. Semplicemente, la legge sul Sismabonus del 2017, presume che sanando le tre carenze si attui un salto di classe e il beneficio fiscale concesso è pertanto il 70% della spesa sostenuta. Sempre nel limite di spesa di 96.000 euro per anno e per unità immobiliare e specificando che i collegamenti debbano essere duttili, vale a dire non rigidi.
Tra le tecnologie innovative per risolvere la mancanza di connessioni efficaci trave-pilastro; trave-elementi di copertura il sistema Sismocell.
Ecco come è concepito questo Sistema:
- SISMOCELL dispositivo in acciaio e fibra di carbonio che realizza un collegamento dissipativo tra trave e pilastro.
- SISMOCELL BOX dispositivo in acciaio che realizza un collegamento dissipativo tra gli elementi di copertura.
Applicare i due dispositivi per le ristrutturazioni antisismiche, consente di dissipare l’energia del terremoto in entrambe le direzioni. Se li usi, ottieni un capannone più sicuro a tutela dell’incolumità delle persone e a salvaguardia del patrimonio aziendale.